sabato 26 luglio 2014

Quando non si sa più di che olio fidarsi!!!

I numeri sono impressionanti: 100 milioni di euro il giro d'affari, 400 tonnellate di prodotto contaminato e sequestrato, 16 imprenditori pugliesi finiti in carcere. Ennesimo scandalo del malaffare che orbita intorno all'Olio Extra Vergine di Oliva. Ennesima truffa ai danni di un prodotto di eccellenza pugliese che penalizza tutto il comparto e l'immagine stessa della nostra regione. La Guardia di Finanza di Andria ha smantellato tre associazioni per delinquere che commercializzavano olio spagnolo contaminato spacciandolo per biologico 100% Made in Italy. La magistratura di Trani ha ordinato anche il sequestro preventivo delle 16 imprese coinvolte.
L'olio veniva etichettato come "100% italiano biologico" quando la provenienza era, in realtà, comunitaria e sfruttava sul mercato il vantaggio competitivo dato dal valore aggiunto delle diciture "Made in Italy" e biologico indicate in etichetta. L'indagine ha permesso anche di apporre i sigilli a circa 400 tonnellate di olio dalle qualità organolettiche scadenti o contaminate. L'olio sequestrato era miscelato con grassi di diversa natura, contenenti fondami ed impurezze imputabili al circuito della raccolta degli oli esausti della ristorazione, nonché di provenienza furtiva, oppure scortati da documenti di accompagnamento indicanti natura e qualità diversi da quelli reali.
"Le analisi chimiche e organolettiche compiute su campioni di olio d'oliva venduti come biologico extravergine Made in Italy - ha spiegato poi il responsabile dell'ispettorato repressione frodi di Bari, Luca Veglia - hanno dimostrato che in quelle bottiglie, in alcuni casi, non vi era nulla che potesse essere definito neppure olio lampante, addirittura che possa essere definito commestibile, trattandosi di oli esausti, residui di frittura, ossia rifiuti che, anziché essere smaltiti erano venduti e finivano sulle tavole di consumatori". "Si tratta di sostanze cancerogene e dannose per la salute degli ignari consumatori - ha aggiunto il pm inquirente Antonio Savasta - che invece hanno il diritto di sapere cosa c'è in quello che comprano e di scegliere i prodotti in base alle loro reali caratteristiche".

Queste vicende ovviamente arrecano un grave danno ad un alimento tra i più antichi della storia dell'uomo e a tutta la filiera coinvolta, dalla produzione all'export fuori dai confini nazionali. Arreca danno ai tanti produttori onesti e trasparenti che, invece, credono e si impegnano per continuare a dare valore ad un bene che dovrebbe essere considerato di lusso. Nel mondo antico l'olio vergine di oliva era considerato da Omero "oro liquido" e chiamato da Ippocrate "grande guaritore", frutto del potere divino della Dea Atena, impiegato per ungere il capo dei potenti, protetto dall’esercito di Davide, impiegato non solo come nutrimento ma anche come profumo, rimedio medicinale, fonte di luce per illuminare il buio della notte, ecc.
Sull'olio è stato detto, fatto e inventato di tutto. Ai noi produttori diretti non resta che continuare a fare un buon olio e a lavorare con tutti gli attori del settore per dargli il giusto valore che merita. Di fronte a fatti di tale gravità, dopo le tante truffe, il fenomeno dell'"italian sounding", e chi più ne ha più ne metta, mi chiedo (se già non esiste) se non sia il caso di istituire il "reato agroalimentare/gastronomico".

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