martedì 10 dicembre 2013

Ecco le prove: diffidate dell'Extra Vergine low cost

E' meglio comprare l'Olio Extra Vergine di Oliva direttamente dai produttori o al supermercato? Quanti di noi si rivolgono alla grande distribuzione pensando di risparmiare sul prezzo e fidandosi della qualità del prodotto? Ma facciamo bene anche alla nostra salute oltre che al portafoglio?
Probabilmente la risposta è NO!!!

Un'indagine dell’ARPAM (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche) ha confermato una realtà inquietante: in circa 4 su 10 bottiglie d’Olio Extra Vergine acquistate in un supermercato è stata riscontrata la presenza di sostanze pericolose per la salute dell'uomo.
Nel 2010 l’ARPAM di Ascoli Piceno, insieme al Corpo Forestale dello Stato, ha condotto una ricerca che ha portato ad analizzare 33 campioni di Extra Vergine prelevati da produttori locali e altri 35 acquistati presso esercizi commerciali, per la maggior parte con l’etichetta “miscele di oli comunitari”.
Quello che più preoccupa è che le analisi hanno rilevato la presenza di pesticidi non consentiti nel trattamento delle olive, ma che però sono stati riscontrati nel 35% dei campioni acquistati nei supermercati (appunto 4 campioi su 10). Tra le sostanze rilevate e non ammesse: il Fenitrotion, l’Endosulfan (alfa, beta e solfato) e il Dicofol, un derivato del Ddt, insetticida proibito in Italia nel lontano 1978. “Stiamo parlando di insetticidi che appartengono alla categoria degli organofosfati. Sono persistenti e bio-accumulabili con un’azione neurotossica per l’uomo. Il Dicofol, poi, è un derivato del Ddt. È considerato moderatamente tossico, agisce sul sistema nervoso, sul fegato e sui reni“ – spiega Daniela Sciarra, componente dell’Ufficio scientifico di Legambiente.
Non solo, ma all’esame degli esteri metilici ed etilici di acidi grassi, circa un terzo dell’Olio Extra Vergine campione, soprattutto quello acquistato nei supermercati, è risultato fuori norma.
Ma quale realtà si nasconde dietro le offerte low cost che arrivano addirittura a 2 euro a bottiglia? Come si ottiene un Olio Extra Vergine di Oliva low cost?
I trucchi per tenere il prezzo basso senza perdere l’etichettatura di “Extra Vergine” sono di diversa natura. Ad esempio, i grandi produttori raccolgono solitamente le olive il più tardi possibile, quando queste hanno raggiunto una grandezza tale da generare, attraverso la spremitura, la maggior quantità di olio possibile. Il problema è che l’olio così ottenuto ha un grado di acidità molto elevato. Usano, quindi, correttori di acidità chimici per rendere il gusto più gradevole, ma in questo modo compromettono le caratteristiche benefiche di questo prodotto che dovrebbe essere e rimanere sempre “naturale”.
Il meccanismo viene ulteriormente agevolato dalla pessima normativa vigente.
Il regolamento comunitario 1019/2002 prevede infatti l’arbitrarietà di scelta nell’indicazione di provenienza e consente di specificarla sull'etichetta soltanto nel caso in cui la percentuale di olio italiano sia pari o superiore al 75% e la parte residua derivi da un altro Paese UE. Pertanto, si può facilmente supporre che le bottiglie di Olio Extra Vergine senza indicazione di provenienza contengano quasi sicuramente quantità considerevoli di olio estero.  A suffragare questa ipotesi ci sono le 460.000 tonnellate di olio che l’Italia importa annualmente da Spagna, Turchia, Grecia e Tunisia. Ma il vero problema è che non si tratta solo di Extra Vergine ma anche di normale olio d'oliva o olio "lampante" (oli quindi di scarsa qualità e in alcuni casi potenzialmente nocivi). E sono proprio questi i tipi di olio che vengono utilizzati per integrare l’Olio Extra Vergine di molte delle bottiglie che troviamo nei supermercati. 
La prova del nove?
Nell'indagine dell’A.R.P.A.M. alcuni oli sono risultati deodorati con sostanze atte a nascondere l’odore forte della miscela con altri oli tutt’altro che Extra Vergini, o altre sofisticazioni usate per nascondere la falsificazione del prodotto. 
L’olio da supermercato quindi, benché classificato come “Extra Vergine”, è un olio che non sempre tiene in considerazione gusto, qualità, genuinità, provenienza, acidità e purezza ma un solo ed unico parametro: il prezzo!
In tutto questo gioco a farne le spese non è soltanto il consumatore, ma anche il produttore locale onesto, che non può sostenere una concorrenza sleale, basata unicamente su meccanismi di ribasso del prezzo.
Il buon olivicoltore, il produttore locale, invece, privilegia la qualità del suo raccolto alla quantità. Per questo realizza la raccolta delle olive nel momento dell’ideale punto di maturazione per garantire il perfetto equilibrio fra sapore e grado di acidità. Il buon olivicoltore non ricorre all'uso di sostanze chimiche, che non solo inquinerebbero i suoi prodotti, ma eliminerebbero anche le specie di insetti utili alle piante e all’ecosistema, bensì pianta alberi che favoriscono la nidificazione di uccelli, veri e propri cacciatori di parassiti, ottenendo il duplice risultato di proteggere il proprio raccolto e arricchire la fauna.
Noi dell'Azienda Agricola Grandolfo la pensiamo così!!!

Nessun commento:

Posta un commento